Composizione - It's time

L’opera, esposta alla personale di Sebastiano Vassalli alla Galleria del Cavallino di Venezia nel 1964, documenta la breve parentesi pittorica del celebre scrittore. Risalente agli anni della partecipazione, mediata da Edoardo Sanguineti che scrisse la prefazione alla sua personale alla Galleria del Naviglio del 1965, alla compagine neo-avanguardista letteraria del Gruppo 63, la Composizione della donazione Sormani risponde alle ricerche sperimentali di stampo verbo-visuale – con echi dadaisti e surrealisti nella strutturazione dell’immagine – oggetto di indagine da parte di altri artisti legati al Gruppo 63 come Adriano Spatola. Di «racconti di Vassalli» scrive Sanguineti, alludendo alla struttura apparentemente narrativa delle composizioni giocate sulla giustapposizione di immagini dipinte, ritagli e riproduzioni di loghi e simboli commerciali, racconti però «strutturalmente indefiniti e narrativamente frustranti quel tanto che ormai conviene, e capaci di sposare, altrettanto in canone, il frammento di Goethe e lo slogan pubblicitario, il rilievo assiro e la cover girl». Questa struttura narrativa del tutto indefinita, scandita dall’ossessiva ripetizione del refrain verbale e visivo It is time, la si ritrova in Composizione dove alla riproduzione fotografica del busto di Tutankhamon è affiancata quella di una brioche o di una lumaca all’interno di una struttura – che riecheggia certe formule compositive proprie delle griglie di Gastone Novelli – che rappresenta un edificio porticato la cui facciata è integralmente ricoperta di slogan pubblicitari isolati come frammenti poetici e alternati loghi di detersivi, società petrolifere e catene di fast-food. Proprio verso questo edificio, caratterizzato da una sorta di enorme antenna, si dirigono delle sagome antropomorfe sullo sfondo di una folla di figure incappucciate che pronuncia il mantra it’s time. La parola e il logo-simbolo quotidiano in queste composizioni, oltre a divenire dei veri e propri elementi pittorici e segnici, in quanto prelievi dal reale assumono una loro specifica funzione nella strutturazione di un nuovo racconto “frustrante” che si fonda sul sovvertimento del consueto processo di significazione causato dallo straniamento, attraverso il prelievo visivo e l’isolamento del frammento, verbale e visuale, dal contesto abituale.