Nato a Resina nel 1829, si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Napoli nel 1850. Nel 1851 esordisce alla mostra borbonica con un dipinto di soggetti storico-religioso e di nuovo presente nel 1859 con altri due dipinti dal realismo moderno ottiene la medaglia d'argento. Nel 1860 il pittore si unisce ai garibaldini nella battaglia del Volturno assieme a Michele Tedesco, Francesco Lojacono e Consalvo Carelli. Dopo aver abbandonato l'accademismo dei soggetti storici, negli anni Sessanta il pittore viene influenzato dalle opere di Filippo Palizzi, ma soprattutto di Giacinto Gigante. L'origine della scuola di Resina può coincidere con l'apertura nel 1861 da parte del pittore di uno studio a Portici nell'ex Palazzo Reale nel 1861, con l'intento di continuare la lezione palizziana, con l'obiettivo di realizzarne un realismo più sintetico, grazie soprattutto allo studio della luce. Tale mutamento fu accelerato dall’apporto del macchiaiolo Adriano Cecioni che, giunto a Portici nel 1863, determinò l'orientamento dell'intera scuola di Resina. Chiamata anche Repubblica di Portici secondo l'ironica definizione di Domenico Morelli, la Scuola di Resina si sviluppò soprattutto tra il 1863 e il 1867 per l'adesione di Giuseppe De Nittis, Federico Rossano, Nicola Palizzi e Antonino Leto. Nel 1868 il pittore diventa socio della Promotrice di Belle Arti di Napoli, dove aveva già esposto negli anni precedenti, e in quello stesso anno intraprende un viaggio in Egitto, dove realizza il sipario per il nuovo teatro del Cairo su commissione del Vicerè. L'esperienza diretta del mondo arabo, gli consentì di fare una piccola concessione al gusto orientalista degli anni Sessanta e Settanta, senza mai sconfinare in preziosi esotismi, ma privilegiando ancora una volta un taglio rigorosamente realista. Di nuovo a Napoli, il 1873 vide il pittore realizzare e pubblicare il “Giornale artistico” della scuola di Portici e partecipare all'Esposizione Universale di Vienna. De Gregorio muore a Resina nel 1876.
P. L. Cassietti, Il mio Ottocento, Novara, 2014, pp. 100-1001;
P. L. Cassietti, Il mio Ottocento, Novara, 2018, pp. 104-105
Firmato in basso a destra
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